Psicotraumatologia in breve
La ricerca scientifica ha dimostrato che le persone reagiscono al trauma, dal punto di vista fisico ed emotivo, mostrando risposte diverse, variando dal completo recupero e il ritorno ad una vita normale in un breve periodo di tempo, fino alle reazioni più gravi, quelle che impediscono alla persona di continuare a vivere la propria vita come prima dell’evento traumatico.
Subito dopo aver vissuto un evento traumatico il nostro organismo e il nostro cervello hanno una serie di reazioni di stress fisiologiche, che nel 70-80% dei casi tendono a risolversi naturalmente senza un intervento specialistico. Secondo il modello AIP (Processazione Adattiva dell'Informazione) questo avviene perché l’innata capacità del cervello di ognuno di noi di elaborazione le informazioni è stato in grado di integrare le informazioni relative a quell’evento all’interno delle reti di memoria, mettendo i ricordi in ordine in modo costruttivo e adattivo (ad esempio quando assistiamo ad un incidente grave in mezzo alla strada possiamo fare qualche incubo, non voler ripassare dalla stessa strada ed esperire ansia a raccontarlo, ma se l'incidente non ha riguardato direttamente noi o una persona a noi cara entro qualche giorno cominceremo a pensarci di meno, dormire meglio e ad un certo punto ricordarlo in modo neutro senza emotività associata. In altri casi invece (se invece ad esempio ad essere investito è un nostro famigliare,) questo processo di elaborazione potrebbe non avvenire e ci ritroveremmo ad avere un attacco d’ansia all’idea di attraversare la strada, o ad avere difficoltà a dormire (Vedi i sintomi del Disturbo Post-Traumatico da Stress).
Quando l'evento assume le caratteristiche di un trauma (T o t) si può continuare a soffrire per l'evento anche a distanza di moltissimo tempo (anche per tutta la vita), risperimentando le stesse sensazioni angosciose e non riuscendo per questo motivo a condurre una vita soddisfacente dal punto di vista lavorativo e relazionale. Il passato si confonde con il presente.
Questo insieme di sintomi viene definito Disturbo da Stress Post-Traumatico, è caratterizzato dal “rivivere” continuamente l’evento traumatico, continuando a provare tutte le emozioni, sensazioni e pensieri negativi esperiti in quel momento, difficoltà a dormire, flashback, difficoltà di concentrazione, ansia e iper reattività. Quando il trauma avviene in età infantile ed è frequente (sia T che t) conseguenza di numerosi traumi (T e t), la personalità può svilupparsi con difficoltà, con gravi difficoltà nelle relazioni interpersonali e nel controllo dell'impulsività e delle emozioni (PTSD - Complesso), e la possibilità di ottenere diverse diagnosi psichiatriche nel corso della vita.
Il ruolo del corpo
Gli eventi traumatici lasciano delle conseguenze non solo a livello emotivo, ma anche nel corpo di chi è sopravvissuto a uno di questi eventi. avvenute negli ultimi anni grazie all’utilizzo di strumenti di indagine sempre più sofisticati, gettano luce sulla stretta connessione mente-corpo. Ciò che ha un impatto emotivo molto forte si ripercuote anche a livello corporeo, per cui intervenire direttamente sull’elaborazione di questi eventi traumatici ha un effetto anche la neurobiologia del nostro cervello.
Secondo la teoria Polivagale (Porges) il nostro sistema nervoso reagisce agli eventi pericolosi tramite l'attivazione del sistema simpatico e parasimpatico, che determina le 4 F di reazione alla paura: FIGHT (attacco), FLIGHT (fuga), FREEZE (blocco) e FAINT (perdita delle forze, abbandonarsi). Quest'ultima reazione avviene in casi di pericolo estremo, e se avviene ripetutamente in età infantile può portare alla dissociazione e determinare l'incapacità del sistema nervoso di attivarsi in modo adeguato di fronte al pericolo. In questo caso le conseguenze possono essere o l'incapacità di percepire il pericolo relazionale e quindi di proteggersi, oppure un'attivazione eccessiva del sistema di difesa (che vede pericoli ovunque). Per questo motivo in questi casi diventa fondamentale integrare nella terapia un lavoro sul corpo che permetta al cervello di "re-imparare" il senso di sicurezza.
Il trauma e il sistema gastrointestinale
Ormai è accettato da buona parte dei medici che le patologie del corpo debbano essere affrontate con un ascolto anche alla parte psicologica. Questa può essere una conseguenza della malattia (ad esempio l’ansia conseguente ad una diagnosi) oppure una delle concause della malattia. Tra i diversi organi del corpo, è' noto come il lo stress (o trauma) psichico abbia un effetto molto importante sul sistema gastrointestinale. E' esperienza molto comune avere mal di pancia prima di qualche evento importante, o disturbi come stitichezza o dissenteria in periodo di vita particolarmente stressanti. La ricerca scientifica, con gli studi sul microbioma intestinale ormai confermato che questa esperienza comune ha una significato biologico. In questo senso, una volta escluse da un medico specialista eventuali cause organiche, la psicoterapia bottom-up (includendo sia EMDR che altri approcci come lo yoga) può essere un valido aiuto per malattie croniche come sindrome del colon irritabile, disturbi gastrointestinali, fibromialgia ecc.
L'approccio trauma informed
Questo termine nato negli USA è attualmente Oltreoceano estremamente diffuso, mentre nel nostro Paese è ancora poco noto. Il trauma-informed care si basa sull’idea che tutti gli esseri umani subiscono dei traumi nel corso della propria vita (v.box per definizione di trauma), e che quello che è successo nel passato può ancora influenzare il presente (e il futuro). Richiede un cambio di paradigma per coloro che sono abituati al modello puramente medico, dal momento che viene ribaltato il punto di vista classico: "Cosa c'è che non va in te?” in "Cosa ti è successo?”, liberando la persona dall’idea di essere malato, debole o incapace.
Invece di concentrarsi sulla "malattia" si promuove l’idea che la persona sia la miglior risorsa per Sè stessa e quindi debba essere coinvolta un modo attivo in ogni fase della cura, portando l’attenzione non solo su quello che funziona ma anche e sopratutto sulle risorse.
Un professionista trauma-informed presta dunque fin da subito molta attenzione alla storia di vita dei propri clienti e cerca di capire come alcuni sintomi possono essere stati da questa determinati. Riconosce che tutti gli esseri umani possiedono punti di forza e, come sopravvissuti, hanno dimostrato coraggio e resilienza (capacità di superare gli eventi traumatici, seppur con delle conseguenze), e aiuta la persona che chiede aiuto a inquadrare il problema non solo sulla base dei sintomi, anche e soprattutto ma sulla base delle proprie esperienze.
La prospettiva trauma-informed non si applica solo all’area sanitaria, ma qualsiasi professionista o organizzazione che si approcci alle persone con questa consapevolezza, e che si ponga nella relazione con ascolto, attenzione, e gentilezza, può definirsi trauma-informed.
“Nessun intervento che toglie potere al sopravvissuto può favorire la sua guarigione, non importa quanto sembri essere nel suo immediato interesse“ (Judith Heirman, psichiatria e psicotraumatologa).
Bibliografia utile
- Bessel Van der Kolk: Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell'elaborazione delle memorie traumatiche
- Tom Holmes: Il gioco delle parti. Guida illustrata al tuo mondo interiore
- Tal Croitoru: EMDR Revolution. Cambiare la propria vita un ricordo alla volta
- Judith Herman: Guarire dal trauma. Affrontare le conseguenze della violenza, dell'abuso domestico al terrorismo
- David Emerson: Trauma sensitive yoga. Reclaiming your body